UN ALTRO TURISMO: La Basilicata

La Basilicata si adagia prevalentemente sul Mare Jonio stretta tre la Puglia e la Calabria. Il suo nome, derivato probabilmente da un termine tardo bizantino (XI-XII sec. d.C.) che vuol dire “regale” o “imperiale” (Basileùs) è quello di una regione che nel tempo è andata restringendosi da quando ancora era denominata Lucania, termine di oscura etimologia riferita a parole come “lupo”, “bosco sacro” o più probabilmente a “luce”. In epoca preromana si estendeva infatti dal Tirreno del Cilento alla costa jonica di Metaponto fino all’attuale Cosenza. Nel corso della storia fu smembrata dalle dominazioni Longobarde, Saracene, Bizantine e Normanne perdendo i suoi antichi confini e il suo nome d’origine.

L’attuale Matera, dominata dall’antico complesso abitativo dei “Sassi” è tra le città abitate più antiche del mondo; le sue costruzioni e le architetture rupestri scavate nella roccia della Murgia e abitate fin dalla preistoria sono organizzate in due grandi blocchi denominati Sasso Caveoso e Sasso Barisano. La città fu separata dalla terra di Otranto nel 1663 e in seguito assimilata al Regno di Napoli nel 1806 come capoluogo della provincia di Basilicata. Nel 1993 i Sassi sono stati dichiarati Patrimonio dell’umanità UNESCO, e nel 2019 la città di Matera è stata consacra a Capitale della Cultura in Europa.

Nel 1935 il pittore e scrittore Carlo Levi trascorse un lungo periodo di isolamento politico a Grassano ed Aliano, condannato al confino a causa delle sue idee antifasciste. Il suo libro “Cristo s’è fermato ad Eboli” è una testimonianza di quel periodo che trascorse “come un viaggio al principio del tempo… fuori della storia e della ragione…” e descrive la tragica realtà della situazione meridionale del periodo, e le sue esperienze di vita del proprio esilio. – “Cristo non è mai arrivato qui, non vi è arrivato il tempo…” E di fatto, al di là della cittadina campana di Eboli si fermavano la strada e la ferrovia, giungendo nelle terre aride, desolate e dimenticate della Basilicata del 1935.

Siritide e Nova Siri

La Siritide è avvolta da un’aura compresa tra mito e storia. Come tutta la Lucania è stata terra di nessuno per molti anni, ma gli eventi che riecheggiano quel mito ci mostrano come lungo le coste ioniche, in tempi diversi si riversarono varie popolazioni dal Mediterraneo orientale andandone a formare la storia.

Seguendo il dubbio etimo dell’antica parola Siris (Nova Siri) troviamo, oltre il mito allucinatorio delle Sirene, anche il semitico “sir” (canto magico) o il greco “séirios” (incandescente). Nella spiegazione di certe tradizioni locali si cela infatti la frequentazione ellenica, cioè micenea, in determinati siti e territori. La presenza micenea è attestata ad est, dalla Puglia alle foci del Po, e sul versante tirrenico dalla Campania fino la Toscana passando dal sud dell’Etruria.

L’antica città di Siris viene fatta risalire, o a una colonia fondata dai profughi scampati allo sterminio di Troia intorno all’ottavo secolo a.C., o a un complesso di villaggi uniti territorialmente e politicamente dai greci nella seconda metà del V secolo a.C. in prossimità del fiume Siri (l’attuale Sinni), che nel corso del tempo divenne un’importante colonia capoluogo della Magna Grecia.

La presenza romana nel territorio, soprattutto come accampamento militare (Castrum Boletum), è testimoniata dalle terme che si trovano in Contrada S.Alessio, un complesso di vasche comunicanti collocato a ridosso del torrente Toccacielo, e dall’altro complesso termale di Cugno dei Vagni, edificio pubblico appartenente ad un antico villaggio avente una necropoli risalente al I-III secolo d.C.

Durante il Medioevo l’antica Boleto romana, che rientrava entro i confini calabresi, si sviluppò sul colle roccioso come borgo (Nova Siri Paese) intorno al Castello bizantino del 1.100 sul punto più alto del paese da dove si domina il golfo di Taras (Taranto) e nel quale si sviluppò quello che ancora oggi è il centro storico ridefinito dai Normanni, dalla dinastia Sveva e come feudo da quella Angioina. Nell’Ottocento il paese venne assegnato alla neo Basilicata e fu sede di sette carbonare come “La Giovane Italia” e nel 1872, con decreto di Vittorio Emanuele II, Boleto o Bollita cambiò definitivamente il nome in Nova Siri, oggi risorsa agricola e meta turistica.

Attualmente l’antico borgo di Nova Siri, ultimo dei Comuni del tratto lucano della costa sud in provincia di Matera, si sviluppa su dolci rilievi collinari, e consta di poco più di seicento abitanti, alcune botteghe alimentari e alcuni bar. Vi sono dislocate molte case abbandonate e solo poche ristrutturate o ben tenute. Un torpore atavico, quello di Nova Siri, che beninteso ha fatto sì che nel tempo rimanesse fuori proprio dai circuiti del turismo di massa che ne avrebbero alterato l’identità, quella rurale-contadino e di isolamento, un genius loci che all’oggi viene esaltato come manifestazione ed espressione di itinerario esistenziale intrinseco a questa regione edenica e acquisirne così un nuovo orientamento e un nuovo privilegiato punto di vista.

All’orizzonte di questo “spirito del luogo” si staglia la poetica di quel “Turismo lento” che intravede nella Siritide una delle Terre del Silenzio; un silenzio mitico e filosofico che restituisce, nel suo paesaggio più che mai interiore, la bellezza esteriore dei suoi luoghi preservati dall’inutile rumore del mondo e da un turismo di massa nocivo ad essi. A questo va aggiunto il significativo riconoscimento del Ministero dei Beni Ambientali e Culturali che inserisce il borgo di Nova Siri nell’asse strategico degli itinerari turistici emozionali denominati “Viaggio al cuore della vita” e tra i più bei borghi storici marinari.

Nova Siri, per la sua naturale propensione diventa meta simbolica per un turismo di qualità, itinerario esistenziale, contemplativo e naturista. Il clima è buono e la vista è stupenda, e tutto intorno vengono offerti scorci spettacolari, come l’arroccato paese di Rotondella, dominati da una stupenda campagna e dal mare Ionio della Puglia tarantina fino alla Calabria.

La Marina, centro cittadino di recente costruzione, è raggiungibile da una strada provinciale che attraversa le Contrade San Megale e Cerrolongo coltivate ad agrumi e vigneti di eccellente qualità, e si adagia nella piana metapontina quasi a ricordo della secolare Siris, l’antichissima colonia della Magna Grecia che dominò a lungo nel golfo di Taras (Taranto). Qui si possono scorgere sconfinate spiagge di sabbia dorata lambite da un mare, lo Ionio, tra i più puliti dell’intera penisola italiana.

Oltre alle ricchezze archeologiche della costa (per esempio Policoro-Heraclea e Metaponto), l’entroterra tutto ci stupisce per i suoi luoghi dell’incanto ancora a oggi sconosciuti. Tra questi, un esempio è il Santuario della Cattedrale di Anglona tra i più antichi della regione, residuato di una città, Pandosia, fondata degli Enotri molto tempo prima di Roma.


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